PERCORSI DI PREVENZIONE E RALLENTAMENTO DELLA PROGRESSIONE DELLA MALATTIA RENALE CRONICA ASSOCIATA AD ALBUMINURIA CON I NUOVI ANTAGONISTI RECETTORIALI DEI MINERALCORTICOIDI

COMUNE

Milano

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ID ECM: 331-465058

Dal 10/12/2025

al 10/12/2025

Crediti ECM 7.8

Ore totali 6

Posti 33

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Razionale generale

La Malattia Renale Cronica (CKD) è una condizione clinica associata ad un elevato rischio di eventi cardiovascolari (CV), mortalità e progressione verso la fase terminale della malattia, anche nota come Kidney Failure (KF). La CKD è caratterizzata da una ampia variabilità di progressione, che dipende in parte da una variabilità di risposta individuale ai trattamenti nefroprotettivi. Da ciò ne consegue che un consistente numero di pazienti presenta un elevato rischio residuo sia CV che renale, confermato dal fatto che circa il 70% dei pazienti seguiti dal nefrologo ha proteinuria elevata. La diffusione, quasi pandemica, della CKD è anche in linea con l’incremento della dimensione globale del Diabete Mellito di Tipo 2 (DMT2). È stato stimato che circa 2 pazienti su 5 affetti da DMT2 sono allo stesso tempo affetti da CKD. L’incidenza di CKD associata al diabete, anche nota come “Diabetic Kidney Disease’ (DKD) è aumentata negli ultimi 30 anni in tutte le fasce di età. Tale evidenza è ancora più allarmante se si considera che il DMT2, per il coinvolgimento di specifici meccanismi eziopatogenetici, è la principale cause di CKD e di KF, complessivamente. Tra i nuovi farmaci, che sono stati sviluppati proprio con lo scopo di minimizzare il rischio residuo, una classe di particolare interesse è rappresentata dai nuovi antagonisti recettoriali dei mineralocorticoidi non steroidei (MRA non-steroidei). La molecola MRA non-steroidea di cui sono disponibili più dati è il finerenone, che è potente ed estremamente selettivo e questo ne spiega in parte le differenze in termini di efficacia e sicurezza rispetto agli MRA steroidei. Nei trials clinici, il finerenone ha dimostrato di ridurre significativamente il rischio di progressione verso la KF. Date queste evidenze, gli MRA non-steroidei stanno acquisendo slancio nella cura, ed in particolare nella cura individualizzata, dei pazienti con CKD. Il finerenone rappresenta un importante avanzamento nella storia della nefroprotezione in quanto va a riempire il vuoto della terapia mirata in primis a ridurre l’infiammazione e la fibrosi nella CKD con la minimizzazione degli eventi avversi tipici dei MRA steroidei, in particolare l’iperpotassiemia. I dati dello studio FIDELIO-DKD dimostrano l’efficacia di finerenone sulla nefroprotezione a lungo termine in pazienti diabetici e con CKD ad alto rischio di progressione verso la fase dialitica anche se trattati con RAAS-i e inibitori di SGLT2.