L’aderenza alla terapia nel diabete di tipo 2 e l’inerzia terapeutica sono tra gli aspetti che possono incidere in modo più significativo sugli esiti e sulle complicanze della malattia. La letteratura suggerisce che l’attuazione costante della terapia e la persistenza del trattamento riducono in modo significativo il rischio di ospedalizzazione e la mortalità per tutte le cause nei soggetti con diabete di tipo 2. Tuttavia le barriere all’aderenza nella terapia del diabete sono molte e vanno dalla mancata percezione dei possibili benefici del trattamento, alla paura degli effetti avversi, fino alla gestione complessa di una terapia che spesso contempla l’assunzione di un numero elevato di farmaci. In questa cornice anche l’inerzia del clinico nei confronti di un cambio di terapia, soprattutto se contempla l’inizio di un trattamento iniettivo, può contribuire a uno stato di iperglicemia prolungata e alla progressione più rapida delle complicanze.
Nella storia clinica del diabete l’inizio della terapia con insulina basale spesso rappresenta un nodo cruciale e se vi è l’indicazione non deve essere posticipato né ritardato, pena un carico di iperglicemia che può gravare pesantemente sul rischio cardiovascolare e sulla memoria metabolica. Tuttavia l’avvio della terapia iniettiva con insulina basale giornaliera spesso è ostacolato da una serie di barriere di ordine pratico, tecnico, psicologico e ambientale che possono portare alla dilazione del trattamento. La recente possibilità di disporre dell’insulina basale in monosomministrazione settimanale può contribuire a migliorare l’accettazione del farmaco iniettivo sia nel paziente naive sia nel soggetto già in terapia insulinica basale perché la singola somministrazione settimanale consente la riduzione del numero di iniezioni.
Sulla base di queste premesse è importante che il clinico acquisisca la competenza e per garantire al paziente un compenso glicometabolico e una qualità di vita migliori anche nel setting clinico quotidiano. La terapia del diabete ormai si è evoluta passando dal concetto di treat to target al treat to benefit per approdare al treat to care intendendo in tal senso la possibilità di ampliare la cura metabolica e la prevenzione del rischio a un contesto di maggior benessere psicofisico generale per il paziente.
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